Mit Sorge verfolgen wir, welche Wellen die “Dolomiten”-Kampagne gegen
“Jugendgewalt” geschlagen hat: In den Kommentarbereichen von
Online-Medien und Facebook manifestieren sich Rassismus und
Ausländerfeindlichkeit in ihrer übelsten Form. Daran ist die
“Dolomiten”-Redaktion durch Wortwahl und Darstellung der Ereignisse
maßgeblich mitverantwortlich: Insbesondere die beiden Artikel “Sie
schlagen zu, bis Blut fließt” und “Raffiniert provozieren, um zu
streiten” legen nahe, dass es sich bei den gewalttätigen Übergriffen um
ein “Ausländerproblem” handelt. Aus diesem Grund wollen wir festhalten:
1. Gewalt ist grundsätzlich zu verurteilen. Sie muss durch Prävention
weitestgehend verhindert werden und ist mit rechtsstaatlichen Mitteln
zu ahnden. Der Arbeitsbedarf für Politik und Sozialverbände besteht vor
allem darin, jungen Menschen Perspektiven zu bieten und ein friedliches
Zusammenleben zu ermöglichen – unabhängig von ihrer Herkunft.
2. Die Darstellung des Problems durch die “Dolomiten” ist jedoch
irreführend. Wir, die wir unter anderem auch viel mit Jugendlichen und
ihren Problemen zu tun haben, betrachten die Gefahr der Jugendgewalt als
ein wichtiges Problem. Es stellt sich insgesamt aber nicht so drastisch
dar, wie die “Dolomiten”-Artikel unterstellen, wenn sie schreiben:
“Seit Monaten ziehen Banden von Jugendlichen schlägernd durch Südtirol.”
Wir teilen die Einschätzung der Polizei, dass es sich um keinen
allgemeinen Trend handelt.
3. Die Fokussierung auf “Albaner-Banden” verschleiert die Ursachen
ebenso wie effektive Lösungsansätze. Die Artikel legen nahe, dass es
sich bei den Tätern der “Gewaltserie” um sogenannte “Albaner-Banden”
handelt: “die Mitglieder kommen meist aus Albanien oder anderen
Balkanstaaten” und “Probleme mit Albaner-Banden haben die Diskotheken
nach wie vor”, heißt es dort. Dass der gewalttätige Übergriff mit der
Herkunft der Jugendlichen (bzw. ihrer Eltern) in Verbindung steht, ist
nicht belegt. Zudem sind, wie internationale Studien zeigen,
Beziehungsprobleme, Bildung und sozialer Status bei Jugendgewalt die
primären Faktoren, und nicht die Herkunft. Durch eine solche
Kulturalisierung sozialer Probleme und die einseitige Darstellung als
Sicherheitsproblem, das durch die Polizei gelöst werden muss, wird eine
effektive und nachhaltige Lösung der Konflikte der Weg versperrt.
4. Der rassistische Unterton der “Dolomiten”-Kampagne wirkt im
Angesicht der erstarkenden Ausländerfeindlichkeit in Südtirol wie Öl im
Feuer. Die Artikel bedienen sich rassistisch gefärbter Bilder von
kriminellen, gewalttätigen und rückständigen “Balkanländern” und
insbesondere AlbanerInnen, die die Ausländerfeindlichkeit in Südtirol
auf ein neues Niveau hebt. Die tendenziöse Berichterstattung und die
Pauschalurteile, die täglich in den „Dolomiten“ und der „Alto Adige“ zu
lesen sind, sind nichts anderes als strukturelle Gewalt auf Kosten
besonders schwacher Bevölkerungsschichten. Medien und JournalistInnen
haben eine besondere Verantwortung bei der Darstellung von sozialen
Missständen und sollten ihre Rolle, aus welchen Gründen auch immer,
nicht leichtfertig aufgeben.
In diesem Sinne fordern wir die Verantwortlichen zu einer
Richtigstellung, zu mehr Besonnenheit auf — und alle kritisch
eingestellten SüdtirolerInnen dazu auf, vor allem im persönlichen Umfeld
Stellung zu beziehen und der Hetze in sozialen Netzwerken entschieden
entgegenzutreten.
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Con preoccupazione seguiamo la campagna della “Dolomiten” conto la
“violenza giovanile”: sulle sulle sezioni commenti dei vari siti-online
di giornali e sulle bacheche di Facebook constatiamo razzismo e
xenofobia nella sua espressione più grave. Di questo la redazione della
“Dolomiten” risponde per il modo in cui questa si espressi e si espresse
e per il modo in cui rappresentò i fatti: soprattutto l’articolo
denominato “Sie schlagen zu bis Blut fliesst” (tradotto “picchiano
finché scorre sangue”) e “Raffiniert provozieren, um zu streiten”
(tradotto “provocare in modo astuto per litigare”) suggeriscono che si
tratterebbe di un mero problema con gli stranieri. Per questo motivo
constatiamo:
1. La violenza è da condannare per principio. Essa deve essere
evitata con misure di prevenzione e da condannare con gli strumenti
dello stato di diritto. Il compito della politica e delle organizzazioni
sociali é di dare ai giovani perspettive e di rendere possibile una
convivenza pacifica – indipendente dalla loro provenienza.
2. La descrizione del problema da parte della “Dolomiten” è
fuorviante. Noi, che abbiamo tanta esperienza con giovani e i loro
problemi, consideriamo il pericolo proveniente dalla violenza giovanile
un problema importante, ma complessivamente così acuto come lo vorrebbe
la “Dolomiten” quando scrive che “da mesi bande di giovani girano per
l’Alto Adige picchiando” (in tedesco “Seit Monaten ziehen Banden von
Jugendlichen schlägernd durch Südtirol”). Condividiamo il parere della
Polizia, secondo la quale non si tratta di una tendenza generale.
3. La focalizzazione su “bande di albanesi” trascura la cause e le
soluzioni effettive. L’articolo suggerisce, che gli autori di questa
“serie di casi di violenza” (“Gewaltserie”) sarebbero cosiddette “bande
di albanesi” (“Albaner-Banden”): scrivono che “i suoi membri provengono
spesso dall’Albania o altri paesi balcanici” (“die Mitglieder kommen
meist aus Albanien oder anderen Balkanstaaten”) e che “le discoteche
hanno tutt’oggi problemi con bande di albanesi” (“Probleme mit
Albaner-Banden haben die Diskotheken nach wie vor”). Che gli episodi di
violenze stanno in connessione con la provenienza dei giovani (oppure
quella dei genitori) non è provato. Studi scientifiche dimostrano che
problemi di relazione, l’istruzione e lo stato sociale sono i fattori
primari di violenza giovanile, non la provenienza. Le spiegazione dei
problemi sociali sulla base di argomenti che si riferiscono alla cultura
nonché la rappresentazione degli stessi come mero problema di sicurezza
pubblica da risolvere con gli strumenti della polizia impedisce una
soluzione sostenibile dei conflitti.
4. Il tono razzista della campagna della “Dolomiten” alimenta la
spirale della xenofobia in Alto Adige. Gli articolo si avvalgono di
immagini razzialmente colorati di “paesi balcanici” e soprattutto
albanesi criminali, violenti e arretrati e elevano la xenofobia in Alto
Adige a un nuovo livello. Le tendenziose notizie e giudizi globali che
ogni giorno si leggono sui quotidiani „Dolomiten“ e „Alto Adige“ non
sono altro che violenza strutturale a spese della popolazione delle
fascie più deboli. I media e i giornalisti hanno una responsabilità
particolare quando descrivono mali sociali e non dovrebbero abbandonare
sconsideratamente questo ruolo, indipendentemente per quale motivo
questo possa avvenire.
Per tutto questo esortiamo i responsabili a fare una rettifica e ad
applicare maggiore accortezza. Inoltre preghiamo tutti gli alto atesini
di opporsi in modo risoluto a questa campagna diffamatoria sia nelle
reti sociali e che nel proprio ambiente personale.
Unterzeichnet von
Integration Rock, Rock the Lahn, Brennerbasisdemokratie,
Südtiroler HochschülerInnenschaft, Antifa Meran, OstWestClub, Miracle
Hill Festival, Shanti Powa, Zigori Media, Arbeitsgemeinschaft der
Jugenddienste, Ghosttown Festival Prad, Gleeman Members, Jumpout
Openair Eppan, Jokerface, Brigata GialloRossa, Curva Sud Obermais